3Bee: le api, la biodiversità e la partnership con Intesi Group
Intervista a Niccolò Calandri
C’era una volta una coppia di ricercatori – uno in Ingegneria Elettrica presso il MIT Massachusetts Institute of Technology di Boston e l’altro in biologia presso lo UCD University College Dublin – la passione per le api, soprattutto, un’idea vincente.
Non è il classico inizio di una favola ma della storia di 3Bee: la climate tech company, leader nella tutela della biodiversità che realizza innovativi progetti di rigenerazione della biodiversità e degli ecosistemi. E ci riesce grazie a un prezioso network di partner tra cui Intesi Group.
Chiediamo a Niccolò Calandri, co-founder e CEO di 3Bee, di raccontarci di più.
Da quale intuizione ha origine 3Bee?
Mentre ero impegnato nel Ph.D. negli USA, il mio amico Riccardo Balzaretti si dedicava in Irlanda ai suoi studi di sequenziamento genetico. E, nel tempo libero, anche all’hobby dell’apicoltura ma con crescente preoccupazione per la periodica moria degli insetti nei suoi alveari.
Sulle cause, solo ipotesi: diffusione dei pesticidi, errate pratiche di allevamento, …
Una domanda ha così iniziato a “ronzarci” in testa: cosa possiamo fare?
Decidiamo così di combinare le nostre rispettive competenze per ascoltare e capire le api, pensando a dei sensori che rilevassero il nettare trasportato, il suono emesso, la possibile correlazione con specifiche patologie e ogni altra informazione utile. Così abbiamo fondato insieme l’azienda.
E nasce la prima tecnologia per il monitoraggio delle api…
3Bee nasce dall’unione delle capacità mie e di Riccardo: da una parte le mie conoscenze ingegneristiche ci hanno permesso di sviluppare la tecnologia Hive-Tech, ma dall’altra questo è stato possibile grazie alle conoscenze biologiche di Riccardo, che ci hanno permesso di interpretare e comprendere i dati ricavati dal monitoraggio degli alveari e delle api.
Hive-Tech è un sistema IoT che, applicato a un’arnia, raccoglie informazioni biometriche della colonia di api e analizza la qualità dell’ambiente. Il dispositivo raccoglie tutti i dati rilevanti sulla colonia (peso, temperatura, umidità, intensità sonora) che vengono poi analizzati tramite intelligenza artificiale per determinare la salute dell’alveare e dell’ambiente che lo circonda. I dati provenienti dal dispositivo possono essere integrati con campionamenti e analisi di laboratorio per determinare la presenza di fitofarmaci o metalli pesanti. Grazie ad Hive-Tech monitoriamo parametri ambientali utili ad analizzare la biodiversità che ci circonda e la salute degli impollinatori, con l’obiettivo di creare una rete di sentinelle in tutta Europa.
Cosa avete scoperto?
La minaccia più grande per le api – e per tutti gli insetti impollinatori – non è tanto l’abuso di pesticidi o pratiche d’allevamento inappropriate, ma la perdita di biodiversità dovuta a città non “a misura di ambiente”, infrastrutture logistiche deleterie per l’habitat naturale e sistemi di agricoltura intensiva distruttivi di risorse e paesaggio.
Un pericolo ancora più grave per l’Italia, il paese europeo con la maggiore ricchezza di ecosistemi locali in ragione della sua variegata conformazione geografica e territoriale.
Il vostro progetto si è evoluto nel tempo…
Dal 2017 ad oggi abbiamo sviluppato una serie di tecnologie per la tutela della biodiversità e degli insetti impollinatori, con l’obiettivo di riportare in vita habitat che nel tempo sono andati distrutti o si sono persi, concentrandoci in particolare sul nostro territorio più prossimo, quello europeo. Abbiamo infatti creato oltre 200 Oasi della Biodiversità: habitat urbani e agroforestali in zone a bassa biodiversità, con l’obiettivo di rigenerarla. Luoghi in cui tecnologia e natura si fondono per compiere un primo passo verso la resilienza climatica.
È cambiata la sensibilità al riguardo e in particolare nel mondo del business?
Fortunatamente sì, sebbene ci sia ancora molto da fare.
Come 3Bee abbiamo contribuito con un grande lavoro di divulgazione nei confronti di cittadini, agricoltori, scuole, enti e imprese rispetto all’importante tema di tutela della biodiversità e degli insetti impollinatori. L’interesse, soprattutto lato business, è aumentato nel tempo: in particolare, c’è l’esigenza di comprendere meglio quali sono i rischi per la biodiversità e quali sono le soluzioni per intervenire e gestire la situazione di declino in cui questa si trova.
Le nostre iniziative puntano proprio a questo e si distinguono per tre criteri inderogabili: monitoraggio tramite la tecnologia; reale rigenerazione del territorio con impatto misurato all’interno delle nostre Oasi della Biodiversità, curate dai nostri grower, esperti nella protezione e premura delle specie; orientamento all’educazione, perché ogni progetto ha un importante scopo divulgativo, anche all’interno delle nostre aziende partner. Ad esempio, ci ha colpito l’adesione piena di interesse ed entusiasmo proprio di Intesi Group all’Oasi della CSR: il network per i professionisti della sostenibilità, che abbiamo recentemente lanciato per garantire alle imprese una formazione continua in ambito ESG. La volontà di Intesi Group di entrare a far parte del network per innalzare ulteriormente il livello aziendale di informazione su tematiche così importanti è degno di nota. Per una società che ha come core business l’offerta di soluzioni di digitalizzazione dei processi di business, rendendoli totalmente paperless e quindi più rispettosi del pianeta, è fondamentale impegnarsi nella formazione e sensibilizzazione dedicata alle questioni ambientali.
A proposito, come procedono le iniziative sostenute da Intesi Group?
Intesi Group ha creato la propria Oasi della Biodiversità composta da 3 alveari di biomonitoraggio, due nell’area di Lodi e uno nei pressi di Catanzaro, curati e gestiti da due coltivatori di biodiversità locali. In totale, sono 900.000 le api protette e monitorate con IG Bees e 900 milioni i fiori che hanno impollinato.
Mediante la tecnologia 3Bee Hive-Tech, siamo in grado di monitorare parametri ambientali utili ad analizzare la biodiversità e la salute degli insetti impollinatori all’interno dell’Oasi.
Il sostegno di partner come Intesi Group è fondamentale.
Gli insetti impollinatori sono responsabili di circa il 75% delle colture mondiali: svolgono un ruolo fondamentale nella riproduzione di molte specie vegetali, grazie al loro lavoro di impollinazione. Tuttavia, si trovano sempre più in pericolo a causa delle conseguenze del cambiamento climatico, della perdita di habitat e di altre molteplici minacce. Senza di loro, l’equilibrio degli ecosistemi del nostro pianeta e di conseguenza quello umano, sarebbe gravemente compromesso.
Nello specifico, la zona del lodigiano è stata colpita da intense alluvioni durante l’inverno, mentre la zona di Catanzaro ha affrontato un’estate siccitosa, con conseguenti problemi di nutrimento per le api e gli impollinatori. Fattori negativi che si combinano con la parallela perdita di biodiversità.
Per concludere: quale insegnamento possono trarre le imprese dalle api?
Pensiamo all’ape mellifera: il suo alveare è un superorganismo e funziona quasi come una grande azienda.
Nelle imprese, però, si cresce spesso solo verticalmente identificandosi con un’unica funzione: questo limita capacità di visione globale e conoscenza delle attività degli altri team e reparti, con il frequente rischio di incomprensioni o, peggio, attriti. Al contrario, nella loro vita, le api cambiano “mansioni”: spazzina, bottinatrice, nutrice, guardiana, becchina, apprendendo così ogni “segreto” dell’organizzazione. Ecco, l’orizzontalità dei ruoli sarebbe una lezione importante per molte imprese.